Una trottola è un pezzo di legno che gira.
Una cosa abbastanza semplice.
Eppure incanta tutti.
Una trottola è anche metafora delle nostre vite, da bambini, adulti o anziani. Nel mio lavoro di educatore di strada ho utilizzato diversi strumenti, fino a quando non ho trovato il mio: il gioco. Da allora (e sono quasi vent’anni) giro le piazze, cortili e strade con il mio Ludobus, la ludoteca dei giochi di una volta. Ma non ho usato trottole fino al 2010. Non vi è un motivo particolare, forse nella cultura in cui sono cresciuto erano già un po’ svanite.
Quando le ho scoperte è stato amore a prima vista, ma non per la loro bellezza o eleganza nel girare, quanto nella capacità di ciascuna trottola di andare in mano ad una bambina, mamma o nonna e risvegliare una coscienza ludica. Una famiglia felice lo è se i genitori sono felici. E giocare mi sembra un buon modo per esserlo.
Ero già falegname, quasi esclusivamente ludico, ma la tornitura mi mancava. Dove sono cresciuto si facevano mobili, ma senza tornio. Ma sono sempre stato un tipo cocciuto. E così chiedi, chiedi e ancora chiedi e trovi la persona giusta che ti insegna. E nasce la prima trottola. Da allora sono nate trottole di tutti i tipi, dalle classiche a quelle più strane, che si ribaltano, che brillano, che saltano, che diventano fiori, che combattono e chissà quante altre.
Nel frattempo sono diventato padre e se prima questo lo facevo solo per me, ora è tutto diverso, e attraverso le trottole mi piacerebbe che Alice scoprisse la differenza dal mondo analogico e quello digitale, e che sappia scegliere in coscienza la sua strada. E così mi aiuta a scrivere una Storia, quella di Alice e il Trottolaio Matto, che racconterà delle sue avventure della sua vita da trottola, mi aiuta a portarle in giro, per il momento le mette in bocca e le morde, le guarda girare e le ferma, ma alla fine mi guarda e sorride.
Per questo faccio il trottolaio.
ALbe